Dardano Sacchetti uno che di Noir se ne intende tanto che all’inizio della sua carriera ha aiutato Dario Argento in uno dei film cult del noir italiano “Il gatto a Nove Code” nella prefazione alla raccolta di racconti intitolata “ToriNoir” edita dalla coraggiosa casa editrice ” Il Foglio” dell’amico Gordiano Lupi ha dato il consiglio di leggere e ” … assaporare lentamente, magari a Torino, magari nel cuore della notte, seduti su una panchina al Valentino, dopo aver percorso via Roma inseguito dall’eco lontana dei propri passi….”. Un consiglio ottimo perchè gli otto scrittori che si sono cimentati in altrettanti godibili racconti hanno saputo dare quel pathos necessario e trasformare Torino nello sfondo ideale per le loro storie. Direte c’è ne era bisogno di un altro libro che raccontasse Torino al Nero? Forse la vostra obiezione è lecita ma è qui che il lettore titubante e avvezzo alla letteratura gialla può cadere in errore. Torino è città che ha avuto, ha e avrà sempre quel carattere che le concede da oltre un secolo di essere il terreno ideale e stimolante per questo genere letterario. Un genere che in questa città si intreccia anche con la sua realtà sociale composita fatta di classe operaia, borghesia, aristocrazia e una forte presenza intellettuale. Realtà che hanno sempre anticipato gli eventi sociali e politici anzi ne sono stati precursori per il resto d’Italia. Un giallo o un noir a Torino non può quindi estraniarsi dalla sua realtà reale, concreta. Così hanno sempre pensato i due padri del giallo all’italiana Fruttero e Lucentini. Leggete o rileggete “La donna della domenica” e poi avrete la voglia di andare per la città a ritrovare i luoghi dove la storia si è sviluppata. E’ quindi un piacere rinnovare la possibilità di sperimentare ciò all’interno di “ToriNoir”. Storie che hanno protagonisti uomini frustrati , giovani soli ed emarginati come quelle di Massimo Di Fancesco in “Nessuno al Mondo” e del monologo a due voci “Come Rugiada” di Luca Pizzolitto. L’emarginazione si ritrova anche nella vicenda di “Chi siamo noi e dove andiamo noi” e del suo protagonista l’avvocato Alfredo Castelli di Fabio Beccaccini dove l’apparenza del testo alla fine si scontra con un altrettanta sconvolgente realtà. Fa forse il verso al “Codice da Vinci” il racconto “L’iceberg” di Alberto Castellaro ma certo è avvincente quanto triste la storia del professor Minetti e della sua ricerca attorno a strani segni sul sacro lino della Sindone. Ad Andrea Malabaila con ” Banana Meccanica” vogliamo bene per il personaggio di Jacopo De Mei, scrittore noir, che scrive un romanzo di successo autobiografico fin troppo autobiografico. Crudo realismo nella storia di “Annegata del Po” di Fabio Marangoni e della vicenda dell’attore Filippo Martella in “Così vanno le cose” di Diego Serra. Non c’è ne vogliano però questi sette autori se per noi il “Mezzasega” di Corrado Farina ci ha talmente preso che alla fine della sua lettura siamo corsi in Largo Vittorio Emanuele II e girato intorno al monumento per trovare una certa porticina chiave della storia durata 50 anni di un misterioso omicidio ai danni di un gerarca fascista. Qui Torino ha avuto il suo acuto più grande qui la città misteriosa ci ha concesso un altro colpo di teatro indimenticabile. Dario De Vecchis
“ToriNoir”, edizioni “Il Foglio”; pag.162 , euro 12,00 lo si può acquistare ordinandolo ai siti http://www.ilfoglioletterario.it e http://www.ibs.it