Archivio mensile:ottobre 2013

Rileggendo propone “Il razzismo spiegato a mia figlia” di Tahar Ben Jelloun. Un libro di grande umanità civile!

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“Non si nasce razzista, si diventa. C’è una buona e una cattiva educazione. Tutto dipende da ch educa, sia nella scuola come a casa” . Questa una della frase più efficaci di un libro attualissimo anche se scritto 15 anni fa: “Il razzismo spiegato a mia figlia” di Tahar Ben Jelloun. Efficace anche un’altra frase dello scrittore marocchino “Dunque,se riassumo bene il razzismo nasce: dalla paura, dall’ignoranza, e dalla bestialità”. In questo libro edito da Bompiani il romanziere e giornalista che da anni vive a Parigi rielabora un complesso dialogo con la figlia di dieci anni dopo che con lei, bambina allora di 10 anni, si era trovato a manifestare il 22 febbraio del 1997 contro il progetto di legge Debrè che rivedeva l’ingresso e il soggiorno in Francia degli stranieri. Durante la manifestazione e subito dopo Ben Jelloun riflette sulla frase della figlia Meriem: “ Dimmi papà che cos’è il razzismo?”. Lo scrittore marocchino raccoglie le idee e la sfida di far comprendere a una bambina e alle sue amiche questo tema con semplici parole e allo stesso tempo con esempi della vita di tutti i giorni. Viene fuori un libro non solo destinato ai ragazzi ma utile a tutti anche agli adulti anzi l’appello maggiore è proprio a questi perché sono loro che possono inculcare il razzismo nei propri figli. Tahar Ben Jelloun riesce nella sua operazione con una azione che vede lui padre, adulto e già persona con notevole bagaglio culturale inchinarsi ai dubbi e alle domande di una bambina e con lei rileggere insieme e interpretare i dubbi e i dilemmi di uno dei grandi temi degli ultimi secoli di storia del’umanità quello della paura verso lo straniero, l’ignoto e il colore della pelle e ci riesce bene! Vale la pena consigliare la lettura nelle scuole di ogni ordine e grado (come si diceva un tempo). Dario De Vecchis

Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia, Bompiani , pagg.210, 10 euro

Rileggendo propone “Ieri” di Agota Kristof. Da grande scrittrice un storia di riscatto.

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Incontri un uomo che crede in un futuro, nella speranza di una nuova vita e nell’amore ideale. Da bambino ha tentato di uccidere la propria madre per amore tentando di colpire nello stesso momento l’uomo che giace nel letto con lei che altro non è che il suo maestro e misterioso padre. Scappa, arriva in un paesino straniero, diventa un diligente operaio, cerca di dimenticare, di sovrapporre nuove sensazioni, sentimenti, interessi, per poi ritornare a rinchiudersi in un isolamento ascetico. Il destino però gli fa ritrovare per caso il suo grande amore ideale dell’infanzia, ma al quale deve rinunciare per troppi anni di attesa, per il tempo che cancella e che non è capace di rinnovare quel sentimento. E’ un uomo che spera e trova una sua via, un’altra donna, prima ripudiata, poi come in tutte le storie d’amore quella del fato, quella che si ama con il tempo e per tutta una vita, quella che ti farà rifiorire e che ti fa anteporre l’Oggi e il Domani a Ieri. Incontriamo quest’uomo in “Ieri” il libro di Agota Kristof da cui Silvio Soldini ha tratto con molta libertà il suo film “Brucio nel Vento”. Un buon libro di una scrittrice che scrive con stile crudo, gelido, triste e distante. Agota Kristof nata in Ungheria nel 1956 residente in Svizzera, è diventata una scrittrice francofona molto amata in Francia in cui è oggetto di grande culto. Dario De Vecchis

Agota Kristof, “Ieri”, Einaudi, pagg.95 , 8,50 euro

Rileggendo propone “Oltretorrente” di Pino Cacucci. Una grande bella storia di Ribelli!

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Pensatela come volete, ma a noi piacciono certi eroi. Eroi solitari, libertari, popolari. Gente comune che ha speso gran parte della sua vita per gli altri e dalla parte degli altri. Gli emarginati coloro che ambiscono ad avere una collocazione dignitosa nella società. Per questo vogliamo proporre la lettura del libro di Pino Cacucci “Oltretorrente”. Un libro che parla di “ribelli”. Ribelli a chi? Al fascismo nell’Italia del 1922 e ne racconta una delle pagine più belle e dimenticate: la resistenza della città di Parma e la sua insurrezione. Una insurrezione che per molti è solo vago ricordo ma è presente con il mito più nitido degli “Arditi del popolo” e dei racconti fatti da uomini e donne che vissero in quel tempo. Parma fu per molti l’avvio della Resistenza al fascismola prova che alla violenza delle squadracce guidate da Farinacci e Balbo e supervisionate da Mussolini poteva esserci un’Italia democratica e antifascista che si poteva difendere anzi poteva contraccare. Purtroppo molti dei partiti politici del tempo dai comunisti, ai socialisti e popolari non capirono questo fenomeno, lo imrigliarono e isolarono. Gli uomini e le donne di Parma però non si arresero mai e non furono sconfitti. Non furono sconfitti in particolare due: Guido Picelli e Antonio Cieri. L’onorevole e il comandante anarchico del Naviglio, che con Oltretorrente fu il quartiere parmense che si difese dall’assalto di 10.000 fascisti. Erano capi dell’insurrezione, ma non cedettero. Avrebbero subito persecuzioni dopo il ’22 ma non si piegarono, espatriarono all’estero e furono mandati al confino. Alla fine si ritrovarono nella guerra di Spagna dove sia Cieri che Picelli caddero combattendo per il fronte antifranchista. Un bel libro quello di Cacucci, un liro di memoria che come sostiene è stato il tentativo di raccontare “ che ci sono molti modi infiniti di ribellarsi, di essere Davide contro Golia, pur sapendo che nella storia contemporanea è quasi sempre Golia a vincere, però questo non toglie che ci sono innumerevoli, oscuri e dimenticati Davide pronti a chinarsi e a raccogliere il sasso e lanciarlo”. Provate a farlo anche voi, lanciate quel sasso basta anche la lettura di un libro perché di per sé la lettura è pratica ribelle.

Dario De Vecchis

Pino Cacucci “Oltretorrente”, Feltrinelli, pagg.186,13 euro

Rileggendo propone “Alborada” di Gianni Riotta. Il tempo dell’agire e del riflettere!

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Nella vita c’è il tempo per agire e quello per riflettere. Agire lo facciamo con più o meno intensità durante i primi 60 anni della nostra esistenza, poi arriva il momento di riflettere. Senza dubbio l’esperienze che ci restano più impresse sono quelle che hanno l’Amore come tema principale. Chi non ha mai ricordato la sua più grande storia d’amore? Chi non ha avuto bruciori alla pancia o il cuore a “mille” nel ricordare il ragazzo o la ragazza a cui si è promesso eterno amore. Questa premessa per introdurre alla lettura del libro di Gianni Riotta “Alborada” . L’Alborada è quel breve lasso di tempo che si percorre alle prime luci dell’Aurora dalle dita rosate” e che preannunciava un giorno di straordinaria festa nell’Isola abitata da Nino Manes. Nino è ormai anziano ma ricorda le sue Alborade del passato in cui per pegno correva verso la chiesa dell’Isola prima che si concludesse la serie di botti che venivano fatti scoppiare dal sacrestano Orazio per chiudere questo giorno di festa . Ci riusciva sempre ma smise quando sedicenne incontrò Zita durante la corsa e così il suo pegno si esaurì ma subito ne iniziò uno più difficile. Un pegno che sarà anche la molla che contribuirà anni dopo a far intraprendere a Manes diventato soldato italiano prigioniero negli Stati Uniti una sua personale “Odissea” o se volte fuga dal campo di prigionia per cercare di arrivare in Sicilia e impedire il matrimonio tra la sua amata Zita e l’anziano professore di matematica Barbaroux di cui Manes è stato devoto allievo: Manes con la fuga riprova anzi ritrova la sua Alborada. Un Alborada lunga 40 giorni, non solitaria ma ricca di avventure, personaggi e riflessioni. Quella Alborada che dopo decenni lo costringe a riflettere ancora sulla sua vita. Riotta ci consegna con questo libro un buon romanzo pieno di malinconia . L’amarezza che vi trasuda è composta con prosa ritmata e studiata nei perticolari. Le parti più godibili sono quelle del racconto del passato che a Riotta riescono bene scrivere visto la sua indiscussa passione per la Storia e i suoi Miti. Dario De Vecchis

Gianni Riotta, “Alborada”, Rizzoli, pagg.280, euro 15

Rileggendo propone “Il Libraio” di Regis de Sà Moreira dove la magia dei libri diventa realtà … Pudupudup !!!

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“Pudupudupudù” usciamo dal libro in punta di piedi perché non vorremmo dar fastidio al protagonista del romanzo che vi consigliamo. Il signore che abbiamo lasciato nel suo mondo è un… libraio. Si un libraio, perché non ne conosciamo il nome visto che nel bel romanzo dello scrittore franco-brasiliano Régis de Sá Moreira non compare mai. E’ già questo un dato essenziale per creare intorno a questo personaggio un alone di laica santità. Il Libraio vive nella sua libreria e non la lascia mai. La libreria è la sua corazza come per una tartaruga il suo carapace. E’ un libraio alternativo perché il suo negozio è aperto giorno e notte e quando vi si entra dal “pudupudupudù” che il cliente fa il libraio ne comprende il carattere. La sua giornata si conclude quando l’ultimo cliente abbandona la sua libreria e allora si addormenta ma si sveglia prima del primo acquirente. Beve molte tisane, mangia poco anche se il suo fisico non è un fisico asciutto. Per comunicare con la sua grande famiglia fatta di dieci tra fratelli e sorelle sparsi per il mondo strappa pagine di libri per spedirle, senza altra spiegazione e le spedisce. Trova anche qualche occasione per fare l’amore tra gli scaffali. Ma attenzione per lui i libri sono sacri e se si entra nella sua libreria sicuramente non se ne esce avendo comprato un libro di merda perché lui stesso decide se un libro è di merda o no! Il Libraio non è solo un venditore, baratta volentieri i suoi libri con i fiori della signora Fioraia perché… ha un debole per lei. E’ un dispensatore di consigli per i suoi clienti più pazienti e affezionati come la signora Baronessa o Costance o Jacques il Fatalista. E questi consigli, riflessioni, sono il pretesto che usa l’autore del romanzo per far conoscere al lettore con splendida arguzia e surrealismo il suo pensiero sui temi dell’esistenza rendendo il tutto argutamente realista. Qualche esempio: il nostro Libraio trasforma una signora con la falce da gran dama in nero in una dama in bianco, butta fuori Dio dalla libreria e si accorge con dolore che un amico lo vede senza saperlo riconoscere. Un gran bel tipo questo Libraio che ci piacerebbe andare a trovare tutti i giorni ma attenti al pudupudup… Dario De Vecchis

Il Libraiodi Régis de Sà Moreira, Aisara, 123 pagg. , 14 euro